Zhenlong va in montagna
La domenica era il suo giorno libero, l’unico; settimana dopo settimana dell’interminabile anno di lavoro. Anno dopo anno. Quel mattino d’autunno decise di andare a fare una passeggiata in montagna. Il sole splendeva nel cielo turchino e illuminava la sua stanza dalla finestra spalancata. L’aria fredda entrava e ripuliva il letto disfatto, il tavolino e l’armadio di legno dipinto di blu. In cucina la signora Zhenlong sfaccendava per la colazione: frittelle di riso dolce e tè verde con miele di mandorlo. Silenziosamente friggeva le cucchiaiate di pastella e teneva sott’occhio il bollitore. Yiling giocava con dei cubi di legno gialli e rossi, seduta sul tappeto di lana a draghi ocra, di lato alla stufa di terracotta. Aveva festeggiato tre giorni prima il suo secondo compleanno e componeva forme sicure strofinando a tratti la manica del camiciotto sul naso arrossato. Dopo un bacio alla moglie e alla figlioletta il signor Zhenlong varcò la soglia di casa e dopo avere sceso le tre rampe di scale si trovò sulla strada affollata di gente. Niente colazione, l’autobus sarebbe partito fra poco dalla piazza vicina. Riuscì a salire appena in tempo, l’autista partì con un grande scossone e lui cadde tra le braccia d’una signora piuttosto in carne e subito furibonda.
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